HUMAN: creatività giovanile e attivismo contro l’odio
Immaginare futuri inclusivi attraverso l’espressione creativa.
La creatività è una risorsa sociale fondamentale per i giovani ed offre loro un vero potere d’azione nel mondo dinamico di oggi. Il flusso costante di informazioni trasforma la creatività in qualcosa di più di un semplice talento individuale: la rende essenziale per partecipare attivamente alla società. Per i giovani, la creatività è anche uno spazio sicuro che permette loro di esprimersi, fare advocacy, costruire comunità e immaginare futuri alternativi. Funzioni che sono centrali per l’empowerment.
Secondo la Commissione europea, la creatività rappresenta una competenza chiave per la partecipazione, l’inclusione e l’occupabilità dei giovani, poiché consente loro di esprimere e valorizzare la propria voce all’interno della società (European Commission, 2014). Questo report sottolinea come la creatività dia linguaggio alle emozioni, alle esperienze vissute, alle identità, ai conflitti e alle speranze dei giovani, rendendo visibili le loro realtà.
La creatività come antidoto alla discriminazione
La creatività contrasta direttamente la discriminazione aprendo le menti, rivelando verità e umanizzando prospettive, sfidando attivamente paure e stereotipi. Un video, un’immagine, un’illustrazione, un racconto breve condiviso online: ogni gesto creativo sposta il punto di vista, permettendoci di vedere gli altri in modo più reale, più umano. Secondo Norris (2017), le pratiche artistiche partecipative possono favorire l’empatia e contribuire alla decostruzione degli stereotipi attraverso il coinvolgimento emotivo e la narrazione collaborativa. Ad esempio, nel 2020, un gruppo di giovani europei ha partecipato al Progetto EU Justice HIT, un'iniziativa finanziata dall'Unione Europea volta a promuovere i diritti umani ed il contrasto ai discorsi d’odio attraverso strategie creative e digitali. Durante il progetto, i giovani partecipanti hanno ideato e realizzato una serie di campagne tematiche su Instagram, utilizzando fotografie, video e storie che rappresentavano le esperienze reali di discriminazione vissute da adolescenti di minoranze etniche nei rispettivi paesi. Queste campagne non solo hanno permesso di amplificare le voci di chi spesso resta invisibile, ma hanno anche aumentato la consapevolezza pubblica sul razzismo e generato dibattito all'interno delle comunità locali e digitali. Il successo dell’iniziativa si è riflesso nell’elevato numero di condivisioni dei contenuti, nell’interazione tra utenti e nei messaggi di sostegno ricevuti, evidenziando il potere trasformativo della creatività digitale nella lotta contro l’odio. Una giovane che disegna, monta un video o scrive sta facendo molto più che creare contenuti: sta costruendo ponti emotivi, narrativi e sociali. E quando quel ponte esiste, l’odio perde potere.
Immaginare significa cambiare la narrazione
Molte narrazioni dannose online si diffondono perché rapide, aggressive e cariche di emozione. La creatività risponde con la stessa velocità ma ne inverte l’effetto:
- Una vignetta può smontare uno stereotipo.
- Una reel può normalizzare una “differenza” percepita.
- Una foto può restituire dignità.
- Una canzone può far sentire meno soli.
Piccole azioni creative plasmano profondamente le narrazioni collettive dall’interno, dimostrando che l’influenza nasce sempre dal livello individuale. Proprio per questo motivo, è utile approfondire in che modo l’iniziativa personale possa trasformarsi in un cambiamento collettivo, collegando così il tema dell’espressione individuale alla dimensione più ampia della trasformazione sociale.
Dall’espressione individuale al cambiamento collettivo
La creatività va oltre la produzione di contenuti: è la base per costruire spazi dove la connessione fiorisce. Spazi in cui ci si sente al sicuro, in cui si possono dire cose difficili, in cui la vulnerabilità è accolta e in cui si possono condividere storie senza paura. Una ricerca del National Foundation for Educational Research lo conferma e mostra che autonomia, mentorship e attività ancorate alla vita reale sono essenziali per stimolare la creatività tra i giovani socialmente esclusi (NFER & NESTA 2006). Tuttavia, se da un lato questi ambienti favoriscono l'inclusione e l’empowerment, dall’altro è necessario esaminare più a fondo quali barriere ostacolano effettivamente l’accesso. Persistono, infatti, ostacoli culturali, come stereotipi legati all’etnia o al genere, che possono scoraggiare la partecipazione di alcuni gruppi. Inoltre, barriere strutturali, come la mancanza di risorse economiche, l’accesso limitato alle infrastrutture tecnologiche o la scarsa presenza di programmi nelle aree periferiche, contribuiscono ad escludere alcune voci. A questo proposito, una contro argomentazione spesso sollevata afferma che incentivare soltanto spazi creativi rischia di trascurare competenze tradizionali considerate ugualmente importanti per l’inclusione sociale e l’occupabilità. Questo punto è particolarmente rilevante dal momento che molte professioni continuano a richiedere abilità tecniche e di base che non sempre possono essere sviluppate unicamente tramite processi creativi. Ignorare queste competenze potrebbe contribuire ad accrescere il divario tra giovani che hanno accesso a formazione diversificata e coloro che ne restano esclusi. Inoltre, vi è chi osserva che le iniziative creative, se non accompagnate da riforme sistemiche, potrebbero non bastare ad abbattere le disuguaglianze più profonde. In tal senso, interventi creativi rischiano di limitarsi a conseguenze superficiali, senza incidere su dinamiche sociali, economiche e istituzionali che perpetuano l’esclusione. Solo attraverso la promozione simultanea di politiche strutturali, investimenti nelle infrastrutture educative e riconoscimento delle varie forme di competenza sarà possibile garantire reale equità di accesso e opportunità. Riconosciamo, quindi, che la creatività, pur offrendo strumenti importanti, deve essere integrata con politiche strutturali e un impegno collettivo per garantire un cambiamento duraturo. Riteniamo inoltre che creare spazi inclusivi richieda un impegno costante non solo da parte degli adulti e delle istituzioni, ma anche dei giovani stessi, che possono portare il cambiamento dall’interno, riconoscendo e valorizzando le diversità presenti nel gruppo. E quando anche solo una persona giovane si sente riconosciuta e valorizzata, tutto il gruppo avanza con lei.
Tre modi in cui la creatività diventa attivismo
1. Raccontare storie che solitamente restano invisibili
Una storia reale, più delle statistiche, può cambiare prospettiva e generare trasformazione.
Ogni volta che un giovane condivide un’esperienza di discriminazione — propria o altrui — rompe il silenzio e aumenta la visibilità.
2. Usare l’umorismo per disinnescare l’odio
L’umorismo è uno degli strumenti più efficaci per interrompere le dinamiche tossiche online.
Meme, illustrazioni, video intelligenti e brevi: la creatività può indebolire o ridicolizzare l’hate speech senza alimentare il conflitto.
3. Educare senza “fare la predica”
Mini-guide, infografiche, storie: la comunicazione creativa rende accessibili concetti difficili — bias, stereotipi, algoritmi, ostilità online. E quando le persone comprendono, spesso cambiano.
Conclusione: immaginare insieme significa già costruire un futuro diverso
In sintesi, la creatività rappresenta uno strumento fondamentale per l’inclusione, poiché consente ai giovani di immaginare futuri alternativi, esprimere le proprie identità e partecipare attivamente alla trasformazione sociale. Questo ruolo si manifesta attraverso storie condivise, progetti creativi e la valorizzazione di emozioni e valori. Sebbene i documenti ufficiali e i policy report siano indispensabili per guidare il cambiamento istituzionale, il progresso autentico nasce dall’integrazione tra prospettive individuali e interventi collettivi. Solo così si può promuovere una società davvero inclusiva. La creatività è un linguaggio universale. Quando connette, sensibilizza e ispira, si trasforma in attivismo.
Il progetto CERV HUMAN si impegna a sostenere i giovani nel trasformare la loro immaginazione in un'opportunità concreta per sé e per le loro comunità.
Riferimenti
- European Commission. (2014). Developing the creative and innovative potential of young people through non-formal learning in ways that are relevant to employability. Publications Office of the European Union.
- National Foundation for Educational Research & NESTA. (2006). What works in stimulating creativity amongst socially excluded young people. National Foundation for Educational Research.
- (Norris, J. (2017). Empathy, Engagement, Enactment: Participatory Theatre for Social Justice. International Journal of Education & the Arts, 18(2).
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