Breve storia vera di un progetto di formazione Online nato durante la pandemia.
Due anni di pandemia hanno sbaragliato il pianeta intero, messo in ginocchio interi settori, messo a nudo ogni singola debolezza di sistema a livello planetario e in questo macro scenario drammatico il contesto italiano, già prima del Covid 19, dava segni di inadeguatezza sia sulla capacità di alcuni linguaggi e settori artistici di arrivare alle nuove generazioni e ingaggiare un nuovo pubblico, sia sulle capacità della scuola di rigenerarsi e stare al passo con i tempi e i cambiamenti sempre più rapidi.
Uno dei problemi pratici che le scuole si sono trovate a fronteggiare in Italia tra il 2020 e il 2022 è stato quello dei PCTO – Percorsi per le competenze trasversali e orientamento, un’introduzione al mondo del lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni della scuola superiore per un totale tra le 90 e le 120 ore a seconda degli indirizzi di studio, ore che, date le circostanze, non era assolutamente semplice organizzare.
Su questo terreno, da queste premesse e con questo pretesto nasce Dietro le quinte – I mestieri del teatro, di cui questo articolo vuole essere il resoconto o forse meglio il racconto, un format sperimentale voluto e curato da Forma Camera – Azienda Speciale della Camera di Commercio, Teatro Verde, Teatro Villa Pamphilj e Mulab, solida rete di strutture e associazioni operanti in ambiti diversi che, grazie alla creatività, alla necessità di non lasciare soli gli adolescenti in un periodo tanto difficile e al supporto delle tecnologie, hanno unito le forze e condiviso gli obiettivi in un terreno comune e malgrado il periodo avverso.
Le finalità del progetto sono infatti diverse eppure profondamente interconnesse e inscindibili:
1) Orientare e mostrare ai ragazzi mestieri e professioni ai quali magari non hanno mai ancora pensato o di cui hanno solo sentito parlare senza comprendere bene l’ambito, le caratteristiche e le potenzialità di un settore attraverso l’incontro diretto con figure professionali che operano attivamente in quell’ambito.
2) Avvicinare i ragazzi al linguaggio del teatro, alla bellezza e al valore sociale, politico e di comunità che esso rappresenta nonché alle varie applicazioni possibili delle tecniche e metodologie teatrali, con particolare accento sul teatro di figura e sul mestiere del burattinaio.
3) Essere spettatori migliori e più critici
4) Raccontare, evidenziare e sottolineare le competenze trasversali che in un percorso creativo si attivano e potenziano e rendere i ragazzi consapevoli del processo di formazione in atto.
5) Sfruttare la tecnologia digitale ai fini dell’inclusività e del potenziamento delle opportunità.
L’intero percorso è strutturato Online, dura cinque giorni per un totale di 28 ore e dall’aprile 2021 ha coinvolto 12 istituti di istruzione superiore per un totale di 14 settimane e di oltre 300 ragazzi.
Come si svolge:
Durante la prima giornata ai ragazzi viene proposto un esercizio di Storytelling in nuce, e cioè presentarsi brevemente attraverso un oggetto e regalare qualcosa di se stessi agli altri. Viene poi chiesto loro se sono rimasti colpiti dal racconto di qualche compagno e le risposte sono spesso molto affascinanti: è sorprendente vedere come basti questo piccolo gioco per attivare dei meccanismi profondissimi.
Vengono poi introdotti al concetto delle competenze trasversali, di cui prevalentemente non hanno mai sentito parlare, e della loro importanza (imparare a imparare, autoconsapevolezza, pensiero creativo, problem solving, lavoro di Gruppo, gestione dell’imprevisto e leadership) e viene chiesto loro di porre attenzione durante il piccolo viaggio che si farà insieme a quando queste competenze si attivano, intervengono, si potenziano.
Dopodiché viene proposta loro la visione di un contometraggio di Pier Paolo Pasolini (“Che cosa sono le nuvole?”) incentrato sulla storia dell’Otello di Shakespeare recitata in un teatro di marionette da marionette interpretate da attori in carne ed ossa.
Il cortometraggio, denso di poesia, filosofia, riferimenti di tutti i tipi a tutte le arti, ricco di connessioni è la scintilla, il riferimento illustre e il gancio da cui parte l’intero percorso formativo. Inoltre, il fatto che si riferisca all’Otello dà lo spunto per parlare e affrontare con i ragazzi, nelle varie fasi del lavoro, sentimenti e atteggiamenti negativi quali invidia, gelosia, razzismo.
A questo punto i ragazzi, sotto la supervisione di burattinai professionisti, vengono invitati a costruire un burattino e a pensare che voce ha, come si chiama, a fotografarlo o a farne un breve video per mostrare come si muove, a condividerlo sulla piattaforma di riferimento (Google Classroom) e a riflettere sulla sensazione che hanno provato a creare e far vivere qualcosa che prima non esisteva.
La seconda giornata, è incentrata prevalentemente sulla scrittura creativa, con esercizi sulla falsariga dei Surrealisti. Dopo un’induzione generale sulla drammaturgia da parte di un professionista i ragazzi vengono divisi in gruppi non scelti da loro e viene loro assegnato un compito:
- ogni Gruppo dovrà realizzare entro la mattina del quinto giorno un video della durata massima di tre minuti
- ogni Gruppo ha una traccia estrapolata dalla trama dell’Otello di Shakespeare rivisitata da Pasolini che può essere svolta liberamente salvo per dei vincoli che devono essere rispettati: ad esempio una traccia può essere “Iago e Roderigo tramano contro Otello su un autobus”. Il vincolo è l’autobus. I ragazzi possono stravolgere il linguaggio, il sesso dei personaggi, l’epoca, quello che conta è che vengano rispettate la funzione e il vincolo: due persone invidiose tramano qualcosa di brutto contro una terza persona e questo complotto avviene su un autobus.
- Nelle tracce di alcuni gruppi è obbligatorio come vincolo utilizzare I burattini (ad esempio: un pubblico di burattini si ribella al finale dell’Otello recitato da attori in carne ed ossa), gli altri possono usarli se vogliono.
- Ogni Gruppo, se vuole, o se ha difficoltà logistiche, può lavorare a distanza sfruttando le tecnologie. Non sono obbligati a vedersi.
- La consegna del lavoro è invece obbligatoria, qualunque cosa accada, una simulazione protetta di ciò che accade veramente nel lavoro quando c’è una scadenza.
Durante la terza e la quarta giornata i ragazzi incontrano poi professionisti nell’ambito della regia, della recitazione, della composizione musicale, dell’organizzazione e della tecnica che raccontano ai ragazzi I propri mestieri, le competenze necessarie per poterli svolgere e il settore in cui operano e, parallelamente, li affiancano con suggerimenti e input per portare avanti il lavoro del video, che viene svolto in parte con l’affiancamento dei tutor e in parte dai gruppi per conto loro.
La mattina del quinto giorno i video vengono caricati sulla piattaforma e i ragazzi a questo punto sono invitati dai tutor a credere nel loro lavoro, in ciò che hanno fatto, e ad organizzare una presentazione onesta che però valorizzi il loro operato.
I video vengono poi mostrati uno dietro l’altro e si sviluppa una discussione collettiva, che coinvolge studenti e tutor, di riflessione sul viaggio percorso e sui risultati ottenuti, che sottolinea soprattutto le competenze trasversali che si sono attivate, i punti di forza e i punti di debolezza e migliorabili.
A conclusione del percorso ai ragazzi vengono illustrati i progetti in corso di tutta la partnership e le possibilità reali che vengono offerte loro per prenderne parte ed affacciarsi seriamente al mondo del lavoro.
Qualche considerazione
A inizio settimana I ragazzi appaiono quasi sempre spiazzati e molto confusi, ma man mano che passano i giorni si abbandonano al progetto e, generalmente, il venerdì sono radiosi: nelle loro presentazioni si avverte la soddisfazione di aver realizzato qualcosa di nuovo e inatteso, in un tempo brevissimo, quasi inesistente, e il divertimento nell’averlo fatto. I loro feedback, nei questionari anonimi somministrati a fine percorso, sono più che positivi quando non entusiastici e le parole che più spesso usano nei loro commenti sono “coinvolgimento” “partecipazione” e “passione”. Il che farebbe pensare che non è poi così impossibile coinvolgere i soggetti in formazione, con il giusto metodo, anche in percorsi non formali a distanza, che, al di là della pandemia, possono invece essere accessibili anche a scuole e realtà che hanno difficoltà di tipo logistico.
In ognuno dei lavori prodotti dai ragazzi c’è quasi sempre almeno un’ottima idea, un pensiero, una scelta affascinante. Il che ci rende certi che il pensiero creativo si è attivato e ha funzionato. Molto raramente è capitato un gruppo che abbia affrontato il lavoro con superficialità, tanto per farlo. Molto spesso invece si legge nei video grande impegno e divertimento.
I ragazzi spesso ringraziano per essere stati mischiati e divisi, tolti dalla zona di confort delle loro relazioni abituali. Riescono a cogliere con chiarezza che questo rimescolarsi produce qualcosa di nuovo e auspicano che questo accada più spesso nella loro sfera formativa formale e ordinaria.
Per l’osservazione fino a qui svolta, I ragazzi non mostrano alcuna difficoltà nei confronti della tecnologia, nemmeno quando devono affrontare qualcosa che non hanno mai fatto prima: scaricano programmi, imparano dai tutorial, allestiscono Green Screen senza averlo mai fatto prima, sbagliano e riprovano con grande agilità e disinvoltura. Naturalmente quello che viene loro richiesto non è un “bel video”, in quanto non hanno nemmeno il tempo minimo per realizzarlo, tuttavia quello che viene fuori ogni volta è sorprendente. Sono totalmente padroni della sfera digitale e felicemente consapevoli delle proprie capacità di utilizzarle.
Quello che invece manca loro è la conoscenza, anche superficiale, dei linguaggi e delle tecniche artistiche vere e proprie, anche come semplici osservatori e spettatori. Infatti a inizio percorso dichiarano prevalentemente di non leggere libri, di non frequentare cinema e teatri, di non conoscere attori, registi e modelli, anche cinematografici, del passato, di non essersi mai interrogati sul processo produttivo e le tecniche, il linguaggio, delle serie tv che vedono. I loro riferimenti sono prevalentemente il gaming, i manga, i video sui social network, e, qualche scalino sotto, la musica.
Inoltre, forse anche a causa dei due anni di pandemia, hanno difficoltà a comprendere il senso politico in senso lato e la funzione di comunità dello spettacolo dal vivo, concetti che, in Dietro le quinte – emergono chiaramente.
Conclusioni
Viene da pensare, con un po’ di ironia, che mentre la nostra generazione di figli degli anni Sessanta e Settanta era affannata a cercare di stare al passo con la rivoluzione digitale, a imparare a usare motori di ricerca, funzioni della posta elettronica e Social Network, su cui magari polemizzava selvaggiamente contro l’uso dei Social Network, si sia dimenticata di trasmettere a questo popolo di ragazze e ragazzi che invece il digitale possono tranquillamente insegnarcelo, un sistema di valori di comunità e un bagaglio di immagini, suggestioni e vissuto molto utili per la costruzione di un mondo migliore.
Per fortuna quei ragazzi sono bravi abbastanza per recuperarli da soli, quel vissuto e quei valori e intelligenti a sufficienza per difendersi dalle insidie del mondo digitale e probabilmente difenderci. Noi possiamo dare il nostro contributo conservando la luce di quei valori che non siamo stati troppo bravi a difendere, sperando che loro invece lo siano e auspicare la nascita di mille percorsi sperimentali come Dietro le quinte che possano semplicemente essere di ispirazione per dar loro una spinta.
Anna Maria Piccoli
Partnership: Forma Camera, Teatro Verde, Teatro Villa Pamphilj, Mulab
Ringraziamenti: Enrico Biciocchi, Federico Borzelli, Andrea Calabretta, Giulia Masini, Veronica Olmi, Enzo Pellegrini, Paola Scamardi, Valeriano Solfiti.
Progetti di riferimento: ARCO, ECLN – European Cultural Learning Network, Young Guru, Talent Matching, CREUS, HIT, MAXXI A(r)t Work, Master Verde, Polverone di Stelle.